La nostra generazione è come quei film che vedi e dici...

Credo che in questa epoca ci si impone uno schiacciamento sovrumano da troppe parti, non stiamo attenti nel presente, e non capiamo niente del presente: 'non è un nostro problema', se abbiamo da consolarci in qualche modo tra social network, zuccheri e litigi per una parola, per una suonata di clacson, per amori perfetti che poi finisco un po' meno perfettamente. Troppe pretese. Troppe comodità.
Siamo noi più imbarbariti dei migranti che ospitiamo. Non sappiamo trovare un lavoro. Loro ci riescono. Non abbiamo capacità.
Io mi incrissi a Lettere perchè mi piaceva il linguaggio, la chiarezza espositiva in qualcosa, il poter parlare con un interlocutore in modo chiaro, accettante, non-violento, diverso da quello che era in famiglia.

La nostra generazione è come quei film che vedi e dici: 'però questo è di spessore, vale la pena finirlo di vedere', ma poi ti si drizzerebbero i peli dalla paura a pensare di poter viverci dentro. Riniziai a fumare: sigarette alla menta, senza nicotina; un vigile mi fermò insistendo che fosse marijuana. Cazzo, ero l'unico del quartiere a quell'ora che non fumava marijuana. Mi facevo i cazzi miei sotto un alberello e il vigile mi chiede i documenti. Almeno lui sembrava avere uno scopo, una vita, un compito da perseguire come i piccioni che sbattono su e giù contro un muretto o i topi che nuotano nel fiume; non ce l'avevo con lui, lui faceva la sua merdosissima parte, come le macchine che sgommano in pieno centro perchè non capiscono un cazzo, ma capiscono quello che hanno. E così ci sono i poverini che lavorano diciotto ore al giorno perchè vogliono comprare una macchina più veloce. E non sanno che si stanno solo rallentando.
E così c'è anche chi lavora, chi vive e finalmente si dà pace con un buon lavoro onesto, oppure chi studia a lungo e ti guarda con la faccia da serpente da dietro una scrivania. Poi ti informa che stai morendo.

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