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La mia parte di biblioteca

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Questa è la parte della mia libreria che sono riuscito a racchiudere in foto quello che ne è rimasto, un 'pezzo di cuore', la biblioteca di casa mia (e.g. vecchia camera mia), che diventò nel tempo un luogo dove risolvere problemi. Senza tediarvi ulteriormente vi lascio ciò che ne è scaturito, la sua vera storia. Della libreria. Da bambino avevo obbligato la mia famiglia - anaffettiva, ma possidente - di comprarmi migliaia di libri: volevo sapere tutto di loro, smascherarli, anche se non me lo dicevano- non davano a vedere niente di niente- e tutto su di me, tutto sull'essere umano e sulle scienze. Volevo ascoltare tutta la musica esistente non potendola apprezzare all'esterno sulla mia pelle mi feci comprare moltissimi dischi iniziando con la musica classica: avevo stipato tutto nel mio buco- la mia camera: migliaia di volumi tra libri e dischi messi a casaccio dove li avevo posati la prima volta divisi tra tre librerie due banconi e una specchiera- mi aiutò in ques

In terrazzo a osservare formiche... spiando la natura e cinghiali incazzati

testo per un monologo su youtube formiche. Cosa centrano le formiche? Niente. Ispirazione subitanea, in giardino, quindi cerco di identificarmi col personaggio, e non potrei dire sulle formiche, niente. In effetti non c'è niente da dire se non da parte di chi le osserva, ma non da parte loro. Ero in giardino. Per farla breve ho finito i soldi, e sono dovuto andar via dalla casa con giardino (i soldi, che senso hanno per le formiche?). Ora sono in terrazzo, ma non è casa mia, sono affranto e guardo una formica sul tavolo di legno, all'aperto. Anche lei non è nel suo habitat, da sola, su un tavolo. Io mi lagno, lei si adatta. Cioè, non per fare zoofilia, ma si adatta ad un cazzo di tavolo di legno consumato con sopra: le mie mani, un cellulare, degli occhiali di gomma, una bottiglia d'acqua, delle escoriazioni nel legno, (delle altre cose presso cui si ferma e che gli piacciano ma che non sono evidentemente nel mio ordine di grandezza), e un po' d'acqua uscita d

La nostra generazione è come quei film che vedi e dici...

Credo che in questa epoca ci si impone uno schiacciamento sovrumano da troppe parti, non stiamo attenti nel presente, e non capiamo niente del presente: 'non è un nostro problema', se abbiamo da consolarci in qualche modo tra social network, zuccheri e litigi per una parola, per una suonata di clacson, per amori perfetti che poi finisco un po' meno perfettamente. Troppe pretese. Troppe comodità. Siamo noi più imbarbariti dei migranti che ospitiamo. Non sappiamo trovare un lavoro. Loro ci riescono. Non abbiamo capacità. Io mi incrissi a Lettere perchè mi piaceva il linguaggio, la chiarezza espositiva in qualcosa, il poter parlare con un interlocutore in modo chiaro, accettante, non-violento, diverso da quello che era in famiglia. La nostra generazione è come quei film che vedi e dici: 'però questo è di spessore, vale la pena finirlo di vedere', ma poi ti si drizzerebbero i peli dalla paura a pensare di poter viverci dentro. Riniziai a fumare: sigarette alla menta

Lettera ad un amico che ha deciso di diventare un barbone (storia vera)

Ricordi quella ragazza americana che ti ha ordinato di rimmettere i rifiuti dentro il cestino? Perché lo ha fatto? Lo ha fatto perché in America c'è un senso dello stato enormemente maggiore che da noi, e buttare i rifiuti per terra in america infatti ti costa multe o prigione perché stai sputando nel piatto dove mangi, su cui cammini (la strada) e lo stato in cui vivi è autorizzato quindi a cacciarti se a te non stanno bene le sue regole. In italia non è così, tutto è più tollerato perché siamo uno stato alla deriva, e questo va a nostro vantaggio ma anche svantaggio (questo stato essendo alla deriva non ci garantisce un cazzo, nemmeno cibo, né la felicità). Capisco la sofferenza e il resto per quanto si possa capire da una telecamera. In altri paesi ci sono più possibilità da sfruttare: sempre all'interno delle loro regole chiaramente, ma lì ti garantiscono di più; potrei/ potremmo andare in un paese del genere e prendere gli spazi che ci dà una società del genere, da cosa p

Una poesia del 2017 e una del 2018

2017 A quest'ora/ quando ci spinse la luce nera/ in un rigagnolo/ ho passato tutta la sera/ in un tombino di disperazione;/ blocchi rigidi nello stomaco, nella schiena, nella testa, nelle tempie/ viso rosso e patinato/ come un lume a petrolio./ Odio l'umanità./ Ho un giubbotto di rabbia/ che mi avvolge tutto/ dal 2005/ quando mi hai lasciato/ mi hai bucato il cuore alle 12 e 30/ dopo colazione/ ed emerse poco dopo/ tra le bolle tutto il marcio:/ il petrolio e la sua struttura/ immonda/ ridotta un'essenza/ un corpicino:/ mi avevi spolpato./ A quest'ora che mi più oscura l'ombra/ e mi restringe/ non c'è più dualità nemmeno per scherzo/ neppure in poesia,/ l'occhio fisso al profumo dei tuoi passi si dimentica/ non voglio neppure guardare la mia corona di spine/ apri la finestra:/ c'è una larva di mare che non parla. 2018 io lo so che nella pienezza del dopo pasto sognerò quelle valli viste solo in sogno quelle pagine aperte di un libro o di akira kur

Storia vera: la mia vita

Conservo nella mente le uniche immagini che mi tengono in vita. Le immagini e le parole sono troppe. Ne scelgo alcune. Quando nella mia mente fa giorno -l'orario che sia fuori non importa- esco a cercare. Cosa? Non lo so, lavoro, amici, suppongo.  Che sia notte o giorno, dicevo, o qualunque tempo atmosferico, se il cervello è acceso esco di casa. La casa mi opprime anche il cervello perchè è fatta di mattoni, rossi, spessi, cotto toscano credo. Abito in toscana del resto, non mia regione d'origine. Casa non mia naturalmente. Non siamo forse tutti sfitti e provvisori nella vita? Più tardi vado al bar. Sono venti anni che mi fai un caffè, grazie. Su presto, tutti mi sfrecciano intorno, siamo tutti in ritardo. Io, per me, in ritardo sul nulla; per il nulla. Non ti vedo. A volte non vedo nessuno che susciti qualcosa di bello, di interno, o anche minimo interesse. Poi penso di fare un colpo di stato, entrare in un ufficio o in una redazione... Poi mi metto a pensare...

Riflessioni: prospettive di una vita cruda

Riprendo in mano un documento di qualche hanno fa e leggo: 'il mondo ci deve qualcosa ma non lo sa'. Poi me ne dimentico. Dopo qualche mese riassesto i file da caricare sul Cloud per andar via e non portarmi dietro il pc e mi ricade l'occhio sulla stessa frase, ora penso: quanto è attuale: 'il mondo ci deve qualcosa ma non lo sa'. Almeno così dal mio punto di vista. Chi ha una vita felice e perfetta con una famiglia solida alle spalle o una nuova che si è costruito forse non la vede così; ma per chi non ha avuto la fortuna di nascerci e non ha ancora superato le difficoltà per ottenere quello che vuole è proprio così: l'Italia non permette di 'farsi da solo' (il sogno americano direte?). Negli anni '60 era ancora possibile ora la strada è in salita, difficile, o blindata in alcuni casi, spesso e sempre per alcuni generi di iniziative: soprattutto tutte le iniziative diverse dal farsi un culo così su quello che ti diciamo volta per volta nel settore d